Un patto tra giornalisti e operatori sociali

In occasione della Giornata Mondiale del Rifugiato giornalisti e operatori sociali che si occupano dell’accoglienza di richiedenti asilo si sono incontrati per condividere un’intensa mattinata di formazione.

Promotori dell’iniziativa la Caritas diocesana di Adria-Rovigo, Associazione polesana della Stampa, sezione del Veneto di Articolo 21 e INformazione Sociale che hanno condiviso l’obiettivo di creare uno spazio di dialogo comune, facilitato dallo strumento della Carta di Roma, tra due mondi spesso distanti, ossia quello di chi si occupa di accoglienza e chi l’accoglienza la racconta attraverso i media.

Primo relatore della mattinata è stato Abdelaziem Adam Koko, rifugiato sudanese, giornalista e operatore legale del Centro Astalli di Vicenza; il suo racconto ha consentito a tutti i partecipanti di vivere indirettamente una storia di successo professionale che scaturisce da una vicenda personale di grande sofferenza, simile forse a quella dei tanti richiedenti asilo che sono in accoglienza nel nostro territorio. L’aspetto più strettamente deontologico del comunicare la migrazione è stato affidato al giornalista Enrico Ferri. Con particolare riferimento alla Carta di Roma, Ferri ha messo in luce l’importanza di utilizzare termini appropriati che aiutino a descrivere con efficacia ed equilibrio la complessa questione delle migrazioni. Maurizio Trabuio, operatore e presidente della Cooperativa Sociale Città So.La.Re che su Padova è impegnata anche sul fronte dei richiedenti asilo, ha invece delineato un preciso quadro sul sistema di accoglienza nazionale e locale, ponendone in luce punti di forza e criticità. Trabuio si è in più momenti rivolto direttamente ai giornalisti invitandoli a integrare i loro racconti, spesso basati su numeri che poco riescono a parlare alle persone, con riferimenti più immediati che possano aiutare a dare spessore al discorso sulla migrazione. La chiusura della prima parte della mattinata è stata affidata a Maria Serena Alborghetti, osservatrice internazionale, scrittrice e consulente in numerose missioni di pace che ha concentrato il suo intervento sui paesi di provenienza dei migranti, mettendo in luce le ragioni geopolitiche che sono alla base di quello che è un fenomeno sociale strutturale e non un’emergenza degli ultimi anni.

La seconda parte del seminario ha visto la divisione dei partecipanti in gruppi di lavoro guidati dai quattro relatori. La dimensione laboratoriale ha favorito il confronto tra giornalisti e operatori impegnati nell’accoglienza e si è così potuto mettere in luce quella che è una difficoltà di dialogo vissuta da entrambe le parti: gli operatori hanno lamentato una certa sfiducia nella volontà dei media di raccontare la migrazione in una maniera equilibrata; al contempo i giornalisti hanno messo in luce un’eccessiva ritrosia del sociale nell’esporsi che spesso costringe i media a costruire un racconto parziale.

Alla luce di ciò l’augurio condiviso dai promotori dell’iniziativa al termine della mattinata è che la giornata di martedì 20 rappresenti per il nostro territorio il primo passo nella costruzione di un rapporto di maggior dialogo e confronto tra il mondo dell’informazione e quello del sociale.

Le parole che il Vescovo della diocesi Pierantonio Pavanello ha lasciato ai giornali durante la conferenza stampa di presentazione dell’evento segnano la strada in questa direzione:

“L’informazione in questo contesto ha una funzione fondamentale: può cavalcare la paura, oppure può aiutare a capire i vari aspetti del problema e a trovare le soluzioni possibili. Penso che il vero antidoto alla paura sia proprio la conoscenza diretta delle storie di chi bussa alle nostre porte: è l’incontro e la relazione che dissolvono i pregiudizi e ci aiutano a vedere nel profugo e nel rifugiato una persona come noi, quel prossimo che il Vangelo ci insegna ad accogliere.”

 

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