E’ sempre difficile tradurre in numeri quello che è il quotidiano lavoro che come Caritas portiamo avanti anche in queste settimane così sfidanti per tutti.
Il fatto di farlo mantenendo fede ad uno stile – quello dell’attenzione alle persone, del lavoro di rete, delle scelte che mirano a tutelare la dignità degli individui, della consapevolezza che la realtà dei fatti è spesso complessa e questa complessità va rispettata – è una scelta che non vogliamo tradire neppure in questo momento di emergenza.
Abbiamo scelto quattro macro aree di impegno per raccontare un lavoro che nella realtà dei fatti è molto più complesso e articolato.
- “Azioni di primo aiuto”: è l’insieme di attività portate avanti direttamente con le persone che si rivolgono al Centro d’Ascolto o che telefonano al numero attivato appositamente dall’inizio dell’emergenza. Che sia un colloquio condotto in presenza o un aiuto dato telefonicamente obiettivo di queste azioni è sempre quello di orientare le persone sul territorio cercando allo stesso tempo di veicolare informazioni chiare e corrette in sinergia con il lavoro delle tante Istituzioni, Enti e associazioni impegnate in queste settimane. Talvolta con le persone è sufficiente un solo colloquio ma altre volte da un primo ascolto emerge chiara la necessità di un accompagnamento più lungo che portiamo avanti direttamente come Caritas o coinvolgendo altri soggetti.
- “Prossimità nell’accoglienza”: nei giorni immediatamente successivi allo scoppio della guerra in Ucraina molte persone sono giunte autonomamente tramite contatti di parenti o conoscenti che già vivevano in Italia. Tante famiglie – ucraine e italiane – hanno aperto le proprie case per accogliere – nella maggior parte dei casi donne e minori. Anche alcune Parrocchie della Diocesi hanno da subito messo a disposizione le proprie canoniche attivando le comunità in un’esperienza di accoglienza nella quale ognuno può dare il proprio contributo. Come Caritas stiamo incontrando queste famiglie e queste comunità parrocchiali per offrire loro tutto il supporto necessario per affrontare questa avventura che si costruisce giorno per giorno.
- “Vivere in Italia”: la nostra scuola di italiano per donne aveva avviato a ottobre quello che sembrava essere un tranquillo anno scolastico. L’emergenza Ucraina ci ha richiesto un veloce adattamento per rispondere all’improvviso aumento di iscrizioni. Abbiamo scelto di accogliere le nuove studentesse mantenendo fede all’identità della scuola che da più di dieci anni è un laboratorio di integrazione nel quale l’apprendimento della lingua italiana è un’occasione per incontrarsi. Le classi già esistenti si sono quindi semplicemente ampliate, abbiamo attivato nuove volontarie e acquistato molti nuovi dizionari illustrati per riuscire ad arrivare con le immagini dove ancora le parole mancano. Il prossimo passo in programma è l’avvio di un’esperienza pomeridiana di scuola di italiano per i figli delle studentesse che sarà realizzata grazie alla disponibilità di un gruppo di ragazzi e ragazze italiani dai 18 ai 25 anni che si sono messi a disposizione.
- “Attività di rete”: fin dall’inizio dell’emergenza come Caritas siamo parte dalla Cabina di Regia che regolarmente convocata dalla Prefettura che riunisce Comuni, Asl, Questura, Ufficio Scolastico e diverse realtà del privato sociale per coordinare a livello istituzionale l’accoglienza delle persone provenienti dall’Ucraina. Le attività di rete non si esauriscono però qui: ogni azione, ogni servizio non può – e non deve – essere mai realizzato da soli. Ogni intervento richiede il coinvolgimento di altre associazioni, istituzioni, enti ed è un’occasione di confronto, nel quale come Caritas indirettamente portiamo le persone che incontriamo, i loro bisogni, la loro voce. Le nuove necessità emerse in queste settimane stanno quindi trovando risposta anche grazie all’intenso lavoro di collaborazione con le Istituzioni, con associazioni laiche e con realtà diocesane quali la Comunità di Sant’Egidio, le tre Comunità di Religiose presenti in città (Suore Visitandine, Suore Elisabettine e Suore Serve di Maria Riparatrice) e con le comunità parrocchiali.