Un presepe per ricordarci che si può sempre fare di meglio

Nel 1223 Francesco d’Assisi si avviò verso l’eremo di Greccio dove espresse il suo desiderio di celebrare il Natale. Ad uno del luogo disse che voleva vedere con gli occhi del corpo come il bambino Gesù, nella sua scelta di abbassamento, fu adagiato in una mangiatoia. Quindi chiese che fossero portati in un luogo stabilito un asino ed un bue, e sopra un altare portatile collocato sulla mangiatoia fu celebrata l’Eucaristia. Per Francesco, come gli apostoli videro con gli occhi del corpo l’umanità di Gesù e credettero con gli occhi dello spirito alla sua divinità, così ogni giorno mentre vediamo il pane ed il vino consacrato sull’altare, crediamo alla presenza del Signore in mezzo a noi.

DSC_0077Oggi, 21 DicIMG_5063embre 2015, la Caritas Diocesana di Adria-Rovigo, all’interno del progetto “I have a Dream”, ha sentito il bisogno di vedere con gli “occhi del corpo” il bambino Gesù che ancora una volta nasce in un mondo complicato e pieno di contraddizioni.

L’idea di chiedere ai ragazzi richiedenti asilo di pensare ad un presepe per noi è nata quasi per caso; la proposta è stata fatta loro in grande ritardo e sembrava impossibile da realizzare per mancanza di tempo, risorse etc. Nel corso dei giorni cresceva però in tutti la consapevolezza che quest’idea strampalata era una sfida, non solo contro i giorni che passavano veloci ma contro qualcosa di più, qualcosa che solo la magia del Natale può spazzare via.

Sempre più mani si impegnavano, si sporcavano, si stringevano, si ferivano e si univano, mani consapevoli dell’opportunità di costruire insieme un segno concreto, un dono autentico per dire al mondo che si può fare di meglio, si può essere meglio dell’odio, della paura e dell’indifferenza.

I giorni scorrevano e i ragazzi richiedenti asilo (nessuno di fede cristiana), con i propri operatori, lavoravano instancabili; noi della Caritas li incalzavamo, trepidanti ed emozionati, come i bambini nel giorno di Natale impazienti di vedere, curiosare e toccare quest’opera che diventava sempre più grandiosa ai nostri occhi.

Il privilegio di aver assistito alla creazione di qualcosa di così speciale rimarrà sempre nei nostri occhi e nei nostri cuori. L’emozione più grande è indubbiamente stata quando il Presepio è stato svelato nel cortile della nostra sede in via Sichirollo, 58. L’allestimento è avvenuto semplicemente, tra la nebbia e le luci soffuse dei lampioni, davanti a tutti i volontari Caritas e con i ragazzi che l’avevano costruito.

Quando, poi, don Piero ha intonato il Tu scendi dalle stelle, davanti a noi si è svelato il mistero di un Dio che si fa piccolo, fragile, indifeso. Davanti a quel Gesù, che per noi nasceva nel piccolo giardino della Caritas, stavamo promettendo a noi stessi che nonostante tutto, nonostante i titoli di giornale, le violenze e le diffidenze, crediamo ancora ad un mondo diverso, e più che mai desideriamo una società fatta di persone che non siano numeri ma nomi, che sappiano conoscersi, rispettarsi e amarsi. Il presepio Caritas è l’augurio che facciamo a tutti. È l’augurio di essere curiosi, di essere ancora capaci di sorprendersi di fronte alla meraviglia della vita che nasce!

Buon Natale di cuore!

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